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Le carceri del Ducato e l’eccidio dei Valdesi

10 Carceri del Ducato

Gli Aragonesi fecero della città montaltese un importante centro di potere. La sala dedicata ai duchi di Montalto, situata all'interno del palazzo reale di Palermo, testimonia appunto la rilevanza del titolo e dello stesso ducato.

Questa imponente struttura, oggi sede della Casa Comunale di Montalto Uffugo, in passato adibita a carcere, oltre a rappresentare la prova dell’importante ruolo istituzionale svolto dalla città, ricorda anche il tragico Eccidio dei Valdesi, qui imprigionati.

I Valdesi che si stanziarono a Montalto Uffugo, costituendo il Borgo degli Ultramontani, provenivano dal Piemonte. Si trattava di contadini, artigiani, operai, gente umile che fuggiva dalle persecuzioni religiose. Colonizzarono terre incolte e formarono comunità fortemente identitarie. Essi ripresero in queste zone le attività lavorative già esercitate nei luoghi dai quali provenivano: l’agricoltura principalmente, ma anche la pastorizia e diversi altri lavori legati all’artigianato e, in particolare, all’industria tessile. I Valdesi, molto probabilmente, presero parte all’importante sviluppo della sericoltura nella cittadina.

Nel XVI secolo caddero preda degli inquisitori, che li definirono tutti eretici e che quindi dovevano o abiurare o morire.

Nella primavera del 1561 il commissario dell’Inquisizione, il domenicano Malvicino e il suo collaboratore Alfonso Urbino, stabilirono la loro sede a Montalto. La dura resistenza dei Valdesi generò la reazione del governo vicereale e fu organizzata una vera e propria crociata anti valdese con mano libera nella repressione. I soldati saccheggiarono e diedero fuoco a decine di abitazioni nei centri di San Sisto, Guardia Piemontese e nella stessa Montalto. Vennero trasferiti nei carceri ducali di Montalto e Cosenza circa settecento prigionieri e dal 4 giugno iniziarono le prime esecuzioni per impiccagione.

Il giorno più tragico fu l’11 giugno 1561, data in cui ad ottanta Valdesi venne atrocemente tagliata la gola sulla scalinata della Chiesa della SS. Annunziata, detta anche di San Francesco di Paola. La strage continuò a Guardia Piemontese, dove si calcola che per undici giorni oltre duemila persone furono barbaramente trucidate. A Cosenza, decine di prigionieri, incarcerati nel castello, furono uccisi in una pubblica piazza, accanto al fiume Busento, oggi ribattezzata Piazza dei Valdesi.

L’eco dello sterminio dei valdesi di Calabria non tardò a diffondersi in Europa.

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The prisons of the Duchy and the massacre of the Waldensians.

The Aragonese made the city of Montalto an important centre of power. The hall is dedicated to the Dukes of Montalto, located inside the royal palace of Palermo, it testifies precisely the importance of the title and of the duchy itself.

his imposing structure, is now home to the Town Hall of Montalto Uffugo, formerly used as a prison, as well as representing evidence of the important institutional role played by the city, it also recalls the tragic massacre of the Waldensians, imprisoned here.

The Waldensians ,who settled in Montalto Uffugo, founding the Borgo degli Ultramontani, came from Piedmont. They were peasants, artisans, workers, humble people fleeing from religious persecution.

They colonized uncultivated lands and formed communities with a strong identity. In these areas they resumed the work already carried out in the places from which they came: agriculture mainly, but also pastoralism and several other works related to crafts and, in particular, to the textile industry. The Waldensians, most likely, took part in the important development of sericulture in the town.

In the sixteenth century fell prey to the inquisitors, who defined them all heretics and therefore had to either abjure or die.

In the spring of 1561, the commissioner of the Inquisition, the Dominican Malvicino and his collaborator Alfonso Urbino, established their headquarters in Montalto. The harsh resistance of the Waldensians generated the reaction of the viceroy government and a real anti-Waldensian crusade was organized with a free hand in the repression. The soldiers looted and burnt dozens of houses in the centres of San Sisto, Guardia Piemontese and in the same Montalto. Approximately seven hundred prisoners were transferred to the ducal jails of Montalto and Cosenza and from June 4th the first executions by hanging began.

The most tragic day was 11th June, 1561, the date on which eighty Waldensians were atrociously cut through the throut on the steps of the Church of the SS. Annunziata, also known as San Francesco di Paola. The massacre continued on to Guardia Piemontese, where it is estimated that for eleven days over two thousand people were brutally slaughtered. In Cosenza, dozens of prisoners, incarcerated in the castle, were killed in a public square, next to the river Busento, now renamed Piazza dei Valdesi.

The echo of the extermination of the Waldensians of Calabria was not long in spreading to Europe.